Valtellina sott’acqua

valtellA metà luglio del 1987, dalle latitudini artiche scende, verso l’arco alpino, una massa di aria fredda, sopra la quale staziona una massa di aria molto calda e umida. Nel giro di poche ore il barometro precipita, ma, per una concatenazione assai rara di fattori, non precipita la temperatura, tanto che lo zero termico rimane fermo a 4000 metri. Il 18 luglio in Valtellina sta piovendo da giorni. Gli abitanti della più che scrutare il cielo guardano preoccupati il terreno delle loro valli e i letti dei fiumi. A un certo punto gli argini del fiume Adda, a monte della diga di Ardenno, cedono, entrano nel fiume che straripa e allaga cinque comuni; a Tartano una frana prima taglia in due un condominio, poi prosegue la corsa verso valle e si ferma contro un albergo: alla fine si contano 11 morti. Dieci giorni dopo, nel comune di Valdisotto, un’altra gigantesca frana, di oltre 40 milioni di metri cubi di roccia e fango, si stacca dal Pizzo Coppetto e precipita da 200 metri di altezza, travolgendo un gruppo di sette operai.NIV0059La paura per l’Alta Valtellina non finisce: i detriti dell’enorme movimento franoso creano uno sbarramento alto 50 metri e bloccano il normale flusso dell’Adda verso Tirano a sud. Si crea così un lago naturale che incombe su tutta la valle sottostante. Si ha paura di assistere ad un nuovo Vajont. Il lago sale di 2 centimetri all’ora e si hanno 60 giorni di tempo per trovare una soluzione che eviti la tracimazione o persino il crollo dello sbarramento naturale. Durante il mese di agosto gli esperti mettono sotto controllo il lago drenando parte dell’acqua che si accumula nell’invaso tramite gallerie di by-pass. Ma l’allarme non cessa, perché a fine agosto le piogge riprendono con forte intensità, il lago ora cresce di 20 centimetri. Si rende urgente un intervento sul corpo della frana per creare un nuovo alveo per il deflusso del fiume Adda e la conseguente tracimazione controllata del bacino. Alle 22 del 29 agosto tutti i centri abitati nei pressi del corso dell’Adda, da Grosotto a Sondrio, sono evacuati prima di procedere alla tracimazione preventiva. Il giorno seguente si prepara il nuovo alveo, si scava una breccia sul fronte della frana e si comincia di nuovo a far defluire l’acqua accumulata a valle al ritmo di 40 metri cubi al secondo: il lago viene totalmente svuotato mentre l’Adda si adatta al nuovo corso e, dopo quasi 2 mesi l’emergenza si conclude.

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