Sessant’anni in punta di dito

subbuteo-10-modSessant’anni fa, in Inghilterra, di coperte militari ce n’erano tante, la guerra era appena finita e non si sapeva bene cosa fare. E così, a Peter Adolph, un soldato tifoso dei Queen Park Rangers, venne l’idea di trasformarla in un campo di calcio. Verde era verde, con un gessetto bianco tracciò le righe, i giocatori erano pezzetti di cartone incollati su un piedistallo di gomma e la palla era un galleggiante da pesca di sughero. E iniziò a giocare con ex commilitone. Pochi mesi dopo, con qualche piccola modifica, Adolph si presentò all’ufficio brevetti: chiese di registrare il suo gioco con il nome di Hobby, non glielo permisero perché troppo generico, e così scelse Subbuteo. Uscito dall’ufficio si recò alla redazione di Comic Boy, giornale per ragazzi, e mise un annuncio per vedere di riuscire a vendere qualche scatola. La settimana dopo risposero in 4mila! Verso la fine degli anni Sessanta Adolph non riuscì più a stare dietro alle richieste e così vendette il brevetto alla Waddingtons: da quel momento cominciò a diffindersi la malattia del Subbuteo. La scelta delle squadre è vastissima, nel catalogo sono disponibili oltre 800 club di tutto il mondo; è il primo gioco con gli ‘optional’: si può abbellire il campo con tribune, pubblico, riflettori, spogliatoi, guardalinee, allenatori, panchine, ci sono vari tipi di palloni, di caciatori speciali per battere le punizioni o i corner, così come i portieri… È stato un crescendo di appassionati, nel mondo se ne contano 7 milioni, fino all’arrivo dei videogame negli anni Novanta. Il Subbuteo, però, ha continuato a vivere su internet grazie al quale si organizzano campionati, raduni e scambi di squadre e gadget, tranne la coperta verde.

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