Per satira… ma anche per satiri

drive_inPier Paolo Pasolini nel 1972, intervistato da Dacia Maraini per L’Espresso, sosteneva che «In tv la donna è considerata a tutti gli effetti un essere inferiore: viene delegata a incarichi di importanza minima, come per esempio informare del programmi della giornata; ed è costretta a farlo in un modo mostruoso, cioè con femminilità. Ne risulta una specie di puttana che lancia al pubblico sorrisi di imbarazzante complicità e fa laidi occhietti. Oppure viene adoperata ancillarmente come “valletta” (del “maschio”). E non è nemmeno concepibile che a lei si affidi la lettura delle gravi e importanti notizie del giornale radio». Passano dieci anni dove, in effetti, il ruolo femminile in tv non va oltre i ruoli dell’annunciatrice, promossa poi a “signorina buonasera”, e valletta, soprattutto ai telequiz condotti da Mike Bongiorno e al Festival di Sanremo. Finché, nel 1983, Antonio Ricci non s’inventa, per la trasmissione Drive In, le “ragazze fast food”, le “madri” di tutte le “veline” di oggi. Fanno per lo più da contorno ai conduttori, accennano a qualche passo di danza ma sono lì, soprattutto, per farsi vedere. Sono alte almeno 1,75, hanno la terza di reggiseno come minimo, gambe lunghe e sono vestite con una sorta di tutù coi colori della bandiera americana, costumi che coprono più di un bikini. Non sono volgari, per niente, anzi: Beppe Recchia, il regista della trasmissione, dice a loro che devono essere «come un piatto di pasta».  Nessuno si è lamentato perché l’ironia è chiara e lampante: tutti colgono l’aspetto fumettistico del personaggio e nessuna femminista o organizzazione cattolica protesta. Sono maliziose ma spiritose, sexy ma ironiche.

colpo_grosso5Come detto, le “ragazze fast food” hanno generato. Le prime sono state le “ragazze coccodè” volute da Renzo Arbore a Indietro tutta, trasmissione, in onda nel 1987, che prendeva in giro tutta la tv degli anni Ottanta: c’era la parodia della Ruotona della fortunona, il bambino pestifero, lo sponsor Cacao Meravigliao e non potevano mancare le ragazze un po’ spogliate, anche loro “ragazze della porta accanto”, un po’ meno procaci della “fast food”. È stata poi la volta delle Ragazze Cin Cin di Colpo Grosso (1987, queste, però si spogliano davvero); le Veline di Striscia la notizia (1988); le Letterine di Passaparola (1999); le Letteronze di Mai dire Gol (2001); le Professorine de L’eredità (2002); le Schedine di Quelli che il calcio (2004); le Paperette di Paperissima (2007). Certo, con l’andare degli anni questo “ruolo” si è evoluto: ora sono molto più preparate e meno “ragazze della porta accanto”, tanto che alcune di loro hanno anche fatto carriera politica.

Recentemente, sul Financial Times, Adrian Michels – dopo aver fatto zapping sui nostri canali tv –  ha scritto che siamo un popolo ossessionato dal corpo femminile, spesso smutandato in qualsiasi genere di format televisivo.

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