In Tv sbarcano i cattivi

È il 1981. Scoppia lo scandalo P2 (soldi), vengono trasmesse le nozze di Carlo e Diana (sesso) in diretta, così come in diretta (per 18 ore con punte di 28 milioni di telespettatori) viene raccontata la fine di Alfredino Rampi, un bambino che perde la vita cadendo in un pozzo artesiano (sangue). Per strada e nella società dilaga lo “yuppismo”. E viene trasmessa la prima puntata di Dallas. Alzi la mano chi non ha visto almeno una volta in tv il viso di Larry Hagman, l’attore che interpretava J.R, col faccione da tipico texano, tutto donne, petrolio e dollari. Dallas – telefilm prodotto negli Usa nel 1978 e sbarcato in Italia qualche anno dopo, ha avuto il merito di far svoltare pagina alla Tv di casa nostra. Ha sdoganato il politicamente scorretto, ha fatto sì che il “cattivo” diventasse simpatico. E a Dallas di “cattivi” non c’era che l’imbarazzo della scelta. Tutti hanno cornificato tutti, tutti hanno rubato soldi a tutti, tutti hanno imbrogliato tutti. Il successo è stato enorme. E il motivo è semplice: Dallas ha messo in scena la vita di tutti i giorni, fatta di sesso, soldi, sangue. Il trittico che fa vendere i giornali da sempre, negli anni Ottanta ha sbancato la tv: la P2 (soldi), il matrimonio (Carlo e Diana) e la morte di Alfredino (sangue), hanno aperto la strada ai telefilm americani come Dallas o Dynasty, dove tutti sono cattivi, ossessionati dai soldi, dal sesso, dal potere. In Italia Dallas è stato un vero e proprio fenomeno di costume, tanto che nel 1991, dopo 10 anni di trasmissioni, Retequattro gli ha dedicato un giorno intero, la Dallas Story,24 ore di trasmissione ininterrotta. E non pochi bambini nati in quegli anni si chiamano Sue Ellen, Bobby, Pamela e, in casi limite, anche J.R.

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