Il Contadino che sfidò l’Avvocato

03265_1Il 10 dicembre 1979, in una notte di nebbia, l’aereo personale su cui viaggia Serafino si schianta prima di riuscire atterrare all’aeroporto di Forlì. Pochi giorni dopo Raul raduna la moglie Ida e i tre cognati, Arturo, Franca e Alessandra, e si offre di dirigere il gruppo, che ha 6 miliardi di dollari di fatturato all’anno, proponendo una sorta di rivoluzione. Gardini vuole espandersi all’estero, aggiungendo altre partecipazioni nel settore zuccheri diventando il più grosso produttore europeo. Ottiene l via libera dagli eredi e immediatamente lancia una serie di scalate per migliaia di miliardi in Francia, Inghilterra e Brasile. Nel 1985 convoca una prima conferenza stampa:  arrivano a Ravenna oltre cento, la notizia però non c’è, Gardini comunica soltanto che Ferruzzi sarebbe diventato un gruppo importante e ha mostrato il nuovo logo del Gruppo. art4_10_2006Dopo la conferenza ai giornalisti viene offerto un pranzo sotto un grande tendone in mezzo a un prato. A fare gli onori di casa c’è anche la moglie Ida, sorridente, abbronzata, socievole. A un certo punto a un cameriere cade un vassoio che si rompe. Dal tavolo della dirigenza viene intonato un canto scaramantico, come vuole la tradizione romagnola. I giornalisti, abituati al rigore di Agnelli, Cuccia e De Benedetti, restano allibiti. Ma Gardini vuole così: lui si vanta di essere un provinciale, è orgoglioso di esserlo e non vuole essere scambiato per un finanziere dell’alta società. Nel 1984, un’altra svolta. Gli affari stanno andando bene e Gardini raduna ancora la famiglia e gli azionisti: o ci fermiamo qui, dice, o rilanciamo. «Ma sia chiaro – aggiunge – se mi volete ancora presidente dovete scegliere il rilancio». E così, una volta ottenuto pieni poteri, Gardini mette gli occhi sulla Montedison e, senza chiedere il permesso a nessun signore di Piazza Affari, comincia ad acquistare le quote di Schimberni. Agnelli commenta: «Ho saputo che Gardini si sta costruendo una barca per venti pesanti e mari difficili». Gardini ha sempre cercato di stare lontano dall’establishment finanziario, tanto che durante i primi anni di espansione del Gruppo ha cura di mantenere le distanze; prima di tutto dagli Agnelli; anzi, visto che i soli legami tra Ravenna e Torino sono nel settore cementi, vede bene di abbandonare il settore.  Ma saranno loro a farsi vivi: nell’autunno del 1985 Agnelli e Romiti lo invitano a Torino informandolo di essere pronti a vendere il 17% della Montedison, allora in Gemina. Gardini, con l’orgoglio del contadino, ringrazia ma rifiuta: il suo Gruppo, dice, non ha bisogno di entrare nel Salotto buono della finanza. Diciotto mesi più tardi Gardini si assicura il controllo della Montedison, traguardo raggiunto senza inchinarsi davanti all’Avvocato. Agnelli e Gardini sono uniti dalla passione della vela, ma non si piacciono: se da una parte l’Avvocato si spertica in lodi e complimenti per le attività della Ferruzzi, dall’altra manda avanti Romiti, che attacca Gardini accusandolo di immoralità, spregiudicatezza, poca chiarezza. Gardini, quindi, comincia a stringere alleanze con De Benedetti e Schimberni cercando di ostacolare in qualche modo lo strapotere dell’accoppiata Cuccia-Famiglia Agnelli.

file0009-carettiMa il contadino imita sempre più l’avvocato: si acquista un quotidiano, il Messaggero; lega il suo nome a sponsorizzazioni sportive, pallavolo; e, nel 1992 partecipa alla Coppa America con il Moro di Venezia, che, a differenza di Azzurra, arrivò in finale.

In seguito Gardini è sempre più interessato alla chimica e realizza con Eni la fusione delle attività chimiche dei due gruppi, fondando Enimont, di cui Eni e Montedison possiedono il 40% ciascuno, mentre il restante 20% è nelle mani del mercato azionario. Il tentativo di Gardini di acquistare il 20% delle azioni sul mercato porta alla rottura dei rapporti con Eni e alla decisione di vendere a quest’ultima il proprio 40%. La fortuna sembra avergli voltato le spalle: Gardini è protagonista di speculazioni finanziarie poco fortunate e di scelte imprenditoriali infelici che lo portano a lasciare le cariche all’interno del Gruppo. Scoppia Tangentopoli, e la “madre di tutte le tangenti” è proprio quella generata dalla vendita del 40% di Enimont: iniziano gli arresti eccellenti, e si vocifera che, quanto prima, le manette scatteranno anche per lui. Ma il 23 luglio del 1993 Gardini viene trovato morto a letto, nella sua casa di Milano. Le indagini ratificano il suicidio, si è sparato un colpo di pistola alla testa, ma sulle ragioni e la dinamica della morte dell’imprenditore restano ancora molti dubbi, anche perché la pistola viene ritrovata riposta sul comodino, lontana dal cadavere.

4 Commenti

  1. UOMO E MANAGER INSTANCABILE, GRANDE INTUITO PER LA CHIMICA OGGI UNA FIGURA DEL SUO SPESSORE NON ESISTE.
    UN SALUTO AL GRANDE “CONTADINO”

  2. Un uomo come Gardini non meritava una fine simile, soprattutto con i dubbi che sussistono ancora sul fatto che si sia trattato di suicidio o di omicidio. Ma nessuno ha indagato a questo proposito? Penso proprio che ci troviamo di fronte all’ennesimo mistero italiano!

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