Come nacquero i Movimenti giovanili in Italia/3

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Foto per gentile concessione di Melchiorre “Mel” Gerbino, direttore e fondatore della rivista Mondo Beat http://www.melchiorre-mel-gerbino.com

A fine aprile del 1966 il movimento Beat riesce ad affittare un terreno in via Ripamonti e nasce una tendopoli che il Corriere della Sera, in un articolo denuncia, battezza «Nuova Barbonia – abitata da – zazzeruti e anarcoidi senza famiglia». I barboni sono ragazzi scappati di casa, studenti, ex operai, pacifisti di tutto il mondo. Anche se non accade niente, gli articoli dei giornali sono una continua denuncia sugli scandali del campo; il Corriere pubblica un servizio col titolo «A Barbonia City c’è libertà di imparare tutti i peggior vizi: si diventa facilmente omosessuali e, ogni tanto, arriva la droga», Camilla Cederna, Umberto Eco e Giorgio Bocca sono le uniche “voci” a favore. Un giornalista de La Notte, infiltrato all’interno del campeggio travestito da hippie, scrive articoli tutti i giorni parlando di «ninfette tenere e spudorate» e «unioni sacrileghe». All’alba del 12 giugno la polizia, assistita dal Servizio immondizie domestiche del Comune di Milano, armata di lanciafiamme e manganelli fa irruzione nel campeggio e lo rade al suolo. Sulle ceneri del campeggio vengono sparsi quintali di disinfettante.mondo_beat_rivoluzione_sessuale_reazionari_seraQuesto episodio segna la fine del movimento beat milanese, un movimento la cui composizione sociale era di giovani con bassa scolarità, pochissimi gli universitari, figli di famiglie di ceto medio e operaie. Una composizione sociale che anticipa di dieci anni quello che, in pieno movimento del ’77, verrà chiamato proletariato giovanile. Milano, pur essendo indietro rispetto alla situazione mondiale, per l’Italia l’avanguardia per il movimento: tre studenti del liceo classico Parini, una delle scuole dove vanno i giovani della Milano-bene, danno vita a un giornale della scuola: La Zanzara. Dopo pochi numeri pubblicano un’inchiesta-sondaggio in cui si fa esplicito riferimento alle abitudini sessuali delle studentesse. L’inchiesta si chiude con la frase: «Entrambi i sessi hanno diritto a rapporti prematrimoniali». Lo scandalo che segue è di dimensioni nazionale: studenti e preside del Parini sono denunciati per incitamento alla corruzione. Rinviati a giudizio sono assolti ma devono sottoporsi a una visita psichiatrica per verificare «la presenza di tare fisiche e psicologiche». Sempre a Milano, nel maggio del 1967, negli uffici della Motorizzazione Civile una ragazza è rimandata a casa per cambiarsi, senza aver potuto l’esame di guida perché il rappresentante dell’Ispettorato trova indecente la gonna troppo corta.

22_1_1In quest’anno i giovani tra i 13 e i 19 anni, secondo un’indagine della Doxa, spendono 540 miliardi di lire all’anno (ai prezzi di allora) in divertimenti e consumi voluttuari come bibite, dischi, cinema, abbigliamento. Nella centralissima Corso Vittorio Emanuele apre Fiorucci, che consente di entrare in contatto con quello che succede a Londra e, in alcuni casi, negli Stati Uniti: la protesta, agli occhi della gente, diventa così anche un fenomeno di costume. Nelle scuole non si veste più in giacca e cravatta e capelli corti (gli uomini) o twin-set e gonnellone a pieghe (le donne): questa generazione, in pochi mesi, diventa consumatore di moda. Da Fiorucci si trovano abiti dal taglio eccentrico, magliette a stelle e strisce, pantaloni viola o gialli, magliette con disegni “optical”. Un’esplosione di colori accompagnata dalla musica rock.

A partire dall’autunno 1967 gli studenti universitari cominciano ad occupare le università, inizia quello che convenzionalmente verrà chiamato Sessantotto, di lì a poco l’impegno e la militanza segnano una rottura fra la dimensione politica e quella impolitica, tipica degli hippie e dei beat di casa nostra. A differenza della situazione americana, la “base” sociale che costituisce il movimento italiano è diversa: studenti e piccola borghesia negli Stati Uniti, giovane proletariato in Italia. Pier Paolo Pasolini scrive: «il movimento beat e hippie non poteva incidere più di tanto come fenomeno della contestazione giovanile, perché in Italia ha avuto una grande importanza la Resistenza e ha ancora grande importanza la critica che il marxismo fa alla società. I giovani che non vanno d’accordo con i padri borghesi hanno già dunque pronte tradizioni (la Resistenza) e le forme (le proteste razionali del marxismo) per rivoltarsi».

2 Commenti

  1. I primi hippie, chiamati capelloni, si installarono in zona Ripamonti: il sogno di libertà durò 43 giorni.
    Cfr.22/11/2012 – Là dove c’era Barbonia City, Corriere della Sera – art. di M.Speroni >

    http://archiviostorico.corriere.it/2012/novembre/22/Barbonia_City_dove_era_co_0_20121122_c3adcf02-3472-11e2-8b13-b767eaaedf62.shtml

    V. anche: Storicamente – Rivista di Storia Online >
    http://www.storicamente.org/07_dossier/sessantotto-casilio_link9.htm

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