Il 1968 è un anno particolare. È l’anno del maggio francese, della rivolta studentesca, della voglia di cambiare il mondo. Cambiano i tempi e cambiano le mode. E a girare sugli scooter sono più soltanto gli operai o i fattorini, ma i giovani che hanno voglia di esprimere, anche nella scelta dei mezzi di trasporto, la loro voglia di libertà e indipendenza. Per questi “nuovi” clienti la Piaggio lancia sul mercato nell’aprile di quell’anno la Vespa 125 Primavera, modello destinato a diventare una icona nella produzione degli scooter di Pontedera. È considerata tutt’oggi un esempio di eleganza estetica con le sue linee pulite e l’equilibrio fra peso e dimensioni, già dalla sua uscita piace. Piccola, maneggevole, facile anche da mettere sul cavalletto tanto che anche le ragazze la guidano tranquillamente. Ma è si tratta pur sempre di una Vespa, quindi non conosce la fatica, va sempre, consuma poco, ed è affidabilissima. E poi c’è quel nome evocativo di gite fuori porta e di serie monta la comoda “sella lunga a due posti”. E si può guidare a soli 16 anni, perché da poco il codice della strada consente a chi li ha compiuti di conseguire la patente A che limita la guida a motocicli di cilindrata non superiore appunto a 125 cc.. Cosa chiedere di più?
Il dibattito su quale sia la più bella Vespa di sempre è molto acceso tra gli appassionati e l’unica conclusione che si può trarre è che ogni modello è unico nel suo genere , però è certo che la Vespa Primavera diventa di gran lunga lo scooter più amato dai giovani tra la metà degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta. Oltre ad essere un mezzo eccezionale per il traffico cittadino e le gite fuori porta, la Primavera diventa immediatamente un ambito regalo per la promozione. È, di conseguenza, un fenomenale mezzo per rimorchiare. È il modello più longevo di Vespa, deriva dalla “Nuova 125” prodotta nel 1965, ma presenta notevoli differenze nel propulsore, che consente un incremento della belleza di 10 Km/ora nella velocità massima; le rifiniture più curate e anche qualche accessorio come il pratico gancio appendiborsa e il bauletto nella coda laterale, con serratura apribile dalla stessa chiave del bloccasterzo. A metà degli anni Settanta è poi la volta della ET3, che sfiora i 100 km/h e ha l’accensione elettronica. Poi, nei primi anni Ottanta anche la Primavera svanisce, e la Piaggio decide di interromperne la produzione nel 1982. Ma in occasione dell’ultimo Eicma, (Esposizione internazionale del motociclo) Piaggio ha presentato la nuova Vespa Primavera 125 ie 3v ricca di quei valori che ne fondarono la leggenda – giovane, innovativa, tecnologicamente all’avanguardia – con la speranza che riesca a rinverdire i fasti del passato.
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