Musica tra svolte e trasformismi/1

lucio_battistiLucio Battisti Alla fine degli anni Settanta Lucio Battisti è un monumento della canzone italiana: quasi tutti i suoi album hanno raggiunto la vetta della classifica e alcune sue canzoni sono considerate dei capolavori. Ma l’inossidabile sodalizio con Mogol, che ha garantito per quasi vent’anni una proficuità inimmaginabile, inizia a scricchiolare: Battisti è sempre più convinto di intraprendere nuove strade e ricercare nuove soluzioni creative. Il suo amore per la musica anglo-americana, cresce a dismisura; il successo, i soldi, il dominio delle hit-parade, non bastano più. Sente il bisogno di espandere ulteriormente i confini della propria arte, di entrare in contatto con altri universi musicali. dgNel 1979 rilascia la sua ultima intervista: «Tutto mi spinge verso una totale ridefinizione della mia attività professionale. In breve tempo ho conseguito un successo di pubblico ragguardevole. Per continuare la mia strada ho bisogno di nuove mete artistiche, di nuovi stimoli professionali: devo distruggere l’immagine squallida e consumistica che mi hanno cucito addosso. Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro. L’artista non esiste. Esiste la sua arte». Da allora non parlerà mai più e non si farà vedere. Una giornata uggiosa, uscito nel 1980 è l’ultimo album della coppia Battisti-Mogol, ormai definitivamente sulla strada del divorzio: titolo malinconico che si addice al triste finale del matrimonio artistico più fortunato della canzone italiana. E nel 1982 incomincia la svolta: Battisti rivendica la propria libertà artistica e dalle regole di mercato e, soprattutto, è affascinato dalla musica elettronica. Nel 1982 incide E già, disco non molto riuscito ma storico: è il primo dopo il divorzio con Mogol (i testi sono firmati dalla moglie Maria Letizia Veronesi, Velezia) e segna il suo passaggio definitivo a sonorità completamente elettroniche.

panellaLa “svolta” termina nel 1983 quando, grazie ad Adriano Pappalardo, incontra il poeta ermetico Pasquale Panella: nasce il secondo importate sodalizio della carriera; a lui, infatti, affida i testi dei successivi cinque album. Il primo, Don Giovanni, esce nel 1986, disco che segna ancora più nettamente il distacco dal “Battisti classico”. Nei brani, dai testi ermetici, non esistono ritornelli e melodie immediatamente memorizzabili: comprenderlo a fondo richiede tempo e impegno, e forse non tutti sono in grado di farlo. È troppo difficile per chi ha amato e conosciuto il primo Battisti. Da quel momento in poi, ogni due anni, Battisti e Panella pubblicano un lavoro, se possibile sempre più “complicato”, pubblico e certa critica li bollano apertamente come dischi “cervellotici” e privi di qualunque spunto d’interesse decretando così la definitiva morte commerciale. Nell’88 esce L’Apparenza; nel ‘90 La sposa occidentale; quindi Cosa succederà alla ragazza e Hegel, nel 1994, l’ultimo suo album.

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