Doveva passare alla storia come il primo volume di una collana di una, allora, giovane casa editrice, invece L’insostenibile leggerezza dell’essere, romanzo dello scrittore Milan Kundera, è passato alla storia come primo libro da leggere assolutamente perché… “di moda”. Scelto da Adelphi per inaugurare la collana Fabula, il romanzo diventa subito un tormentone televisivo. Nell’ottobre del 1984, anno in cui è stato, è passato quasi inosservato. Ma il 29 aprile del 1985 va in onda la prima puntata di Quelli della notte, trasmissione cult di Raidue condotta da Renzo Arbore: e le cose, per Adelphi e il suo romanzo, cambiano radicalmente. A Quelli della notte i personaggi-spalla di Arbore si identificano per un “tormentone”. Per mesi, quindi, il “filosofo” Riccardo Pazzaglia cita il “brodo premordiale”; Maurizio Ferrini ripete «non lo capisco ma mi adeguo», Nino Frassica ha il «cuore toro» e racconta «nanetti» e Roberto D’Agostino, nei panni del lookologo della trasmissione, ogni sera nel suo intervento dice: «…come scrive Milan Kundera ne L’insostenibile leggerezza dell’essere…» facendo così la fortuna del volume. Per molti, i critici in primis, è un libro “normale”, non un “capolavoro” ma, grazie a D’Agostino e alle sue continua citazioni, è giunto alla ventottesima edizione. Il “tormentone” di D’Agostino su Kundera inaugura un nuovo modo di promuovere i libri: le case editrici capiscono, loro malgrado, la regola che un romanzo può avere successo indipendentemente dal contenuto, a volte basta “azzeccare il titolo” o avere l’autore in grado di “bucare” il mezzo televisivo. E, come se non bastasse, a decretare il successo dell’Insostenibile ci si mette anche Antonello Venditti che gli dedica persino una canzone.
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