Regina della tecnologia e dell’immaginario, l’Alfa Romeo viene celebrata alla Triennale di Milano grazie a “Il segno Alfa”, mostra curata da Francesco Casetti che ripercorre il “romanzo” della Casa del Biscione nella storia italiana. Le Alfa, automobili che come poche riescono a coniugare eleganza e raffinatezza con praticità e prestazione, sono qualcosa che tutti, almeno una volta nella vita, hanno sognato e che molti hanno posseduto. La mostra che celebra il secolo di vita dell’Alfa (è il 24 giugno del 1910 quando nasce l’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, con sede a Milano, in zona Fiera), cerca di ricostruirne il mito attraverso dieci storici modelli, uno per decennio, esposti ciascuno in una sala assieme a oggetti rappresentativi della vita sociale e culturale del Paese, con il risultato di restituire lo spirito del tempo lungo tutto un secolo. Nelle sale, assieme alle auto, il filo della cronologia si dipana attraverso video con scene da documentari e pellicole; prime pagine di quotidiani con riferimenti a eventi politici e culturali, dal suicidio di Luigi Tenco al rapimento Moro passando per la strage di Piazza Fontana. Inoltre sono esposte opere rappresentative delle tendenze artistiche del periodo (da Adami e De Chirico fino a Schifani e Sironi), oggetti di uso quotidiano (come la radio, la tv o il giradischi), di design o preziosi.
Nelle sale vengono poi ricordati avvenimenti di attualità che hanno rivoluzionato il costume italiano come l’apertura nel 1924 della prima strada a pedaggio, la Milano-Varese, o l’istituzione dei treni che, nei primi anni Trenta, segnarono l’esordio del trasporto di massa. Una storia d’Italia scandita da eventi storici e avvenimenti di cronaca e costume, che ha come comune denominatore le Alfa Romeo che hanno lasciato il segno. E qui c’è la sorpresa: le auto esposte non sono solo i modelli da corsa, quelli che hanno trionfato nei circuiti di mezzo mondo con al volante Fangio o Ascari, ma anche vetture comuni, di serie, che hanno attraversato il decennio da protagoniste. Quindi, a fianco della 8C 2900, costruita apposta negli anni Quaranta per partecipare alla corsa di Le Mans, c’è la Giulietta berlina, status symbol, negli anni Cinquanta, dell’Italia che stava avvicinandosi al boom economico. Così come non poteva mancare la 15 HP, uno dei primi modelli usciti dallo stabilimento del Portello guidato da Nicola Romeo, l’ingegnere napoletano che pochi anni più tardi legherà il proprio nome al marchio del Biscione; o la 164, disegnata da Pininfarina negli anni Ottanta e che rimase in produzione per un decennio. Lascia stupiti che per accompagnare gli anni Settanta sia stata scelta la Montreal, modello sportivo, innovativo, ma che non ebbe un gran successo, al posto della Alfetta, uno dei prodotti più riusciti che coniugava al meglio prestazioni, abitabilità, robustezza ed economia d’esercizio, o dell’Alfasud. Cento anni dopo, Alfa Romeo è ancora oggi un simbolo di esclusiva sportività e di eccellenza tecnica: la nuova Giulietta, esposta a fine mostra a rappresentare l’ultimo decennio, è lì a dimostrare che la creatività del marchio è più viva che mai.
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