Questo autunno si festeggiano i 35 anni dell’uscita nelle sale cinematografiche de La febbre del sabato sera, film musicale con John Travolta, attore protagonista, che in poco tempo da dilagare i tutto il mondo la “febbre della discoteca” e diventare il film una pietra miliare della storia del cinema.
Racconta la storia, ambientata negli Stati Uniti di un ragazzo proletario di Brooklyn, Toni Manero, la cui felicità deriva dal frequentare la discoteca, indossando un abito bianco. Manero, in coppia con un’impiegata, vince una gara di ballo: lui si innamora della partner di ballo, ma lei preferisce restare sua amica invece di impegno affettivo serio.
È una sorta di commedia drammatica travestita da musical, dove viene raccontato il malessere di una gioventù senza ideali né prospettive, se non quella del ballo come trampolino di lancio e di evasione.
Quando il film esce in Italia (vietato ai minori di 14 anni), il Paese è stremato dagli Anni di Piombo, la violenza e la politica comincia a non affascinare più le nuove generazioni che, invece di Marx e Che Guevara, vedono nel loro mito Toni Manero.
Il film, accolto dalla critica come una pellicola di serie B, diventa invece il manifesto vitalista di una generazione sempre più insofferente nei confronti della politica e dell’impegno a tutti i costi. E così alla sera, invece che andare nelle case e nelle fabbriche occupate, i giovani vanno in discoteca, luogo che la sinistra guarda infastidita perché non capisce, o non vuole capire, è lì che sta ritrovandosi il ‘nuovo’ proletariato giovanile.
Uguale successo ottiene la colonna sonora, una compilation perfetta, dove la parte del leone la fanno i Bee Gees che, dopo aver già mietuto grandissimi successi (My word, Massachussets, Run to me), hanno scritto canzoni che hanno fatto ballare in tutto il mondo: Stain’ Alive e Night Fever, due dei pezzi più belli che le discoteche abbiano mai proposto. Sulla colonna sonora della “Febbre” si fondano le movenze un vero e proprio fenomeno di massa: il “travoltismo” ma anche i “travoltini”, neologismi che indicavano tra i giovani la diffusione del modello Tony Manero, il nuovo proletario che avanza.
E la “febbre” non è mai passata: tanto che a Milano, dal 18 ottobre al 27 gennaio 2013, al Teatro Nazionale, va i scena il musical tratto dal film, con musiche suonate rigorosamente dal vivo.
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