Autonomia alla sbarra

1274Nell’autunno del 1978 a Padova, per dare voce all’area aggregatasi attorno ai Collettivi Politici del Veneto per il Potere Operaio, i Cpv, nasce il giornale Autonomia, la redazione è ospite nei locali di Radio Sherwood. Nello stesso periodo si salda un rapporto politico-organizzativo con collettivi autonomi milanesi e torinesi che editano il giornale Rosso che, proprio per palesare la ricerca di una nuova omogeneità della linea politica e editoriale, viene denominato Rosso per il Potere Operaio. Un anno dopo, il 7 aprile, il Procuratore della Repubblica di Padova, Pietro Calogero, incrimina diversi esponenti del gruppo extraparlamentare di Autonomia Operaia: è una retata in grande stile in cui cadono i leader del movimento come Franco Piperno, già leader di Potere Operaio romano; Oreste Scalzone, ex della segreteria nazionale di Potere Operaio e delegato, tra l’altro, alla responsabilità, del lavoro illegale; e Toni Negri, da tutti riconosciuto come l’ideologo del gruppo. In risposta all’ondata di arresti nella notte tra il 29 ed il 30 aprile 1979 vengono compiuti una ventina di attentati contro caserme dei carabinieri del Veneto. Negri si trova al centro di una situazione controversa: le accuse mossegli sono di avere ispirato con i suoi scritti e discorsi l’azione sediziosa dell’Autonomia. Il leader si difende sostenendo di non avere mai commesso in prima persona azioni terroristiche o semplicemente illegali e di non potere rispondere di comportamenti di altre persone che sarebbero state influenzate dal suo pensiero. In difesa del professore veneto scende in campo Marco Pannella e tutto il Partito Radicale che contestano il fatto che un giudice possa perseguire reati di opinione. La battaglia politica si conclude con l’elezione di Toni Negri al Parlamento nelle liste radicali (candidato capolista in 4 circoscrizioni) e, pochi mesi dopo, la sua fuga in Francia per evitare l’arresto.

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